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Al Teatro Caporali di Panicale arriva Serena Sinigaglia
Al Teatro Caporali di Panicale arriva Serena Sinigaglia
Serena Sinigaglia, una delle figure di rilievo della scena teatrale contemporanea, è la regista di Alla mia eta’ mi nascondo ancora per fumare, in programma al Teatro Caporali di Panicale, sabato 9 aprile, alle 21, in esclusiva regionale.
Il testo è di Rayhana un’autrice algerina che se voleva poter continuare a scrivere ciò che scrive e a pensare ciò che pensa ha dovuto assumere questo pseudonimo. Anche nell’avanzata e libera Francia. Sì, perché Rayhana vive e lavora in Francia, ora. Ed è in Francia che, mentre si recava a teatro, è stata aggredita da un gruppo di integralisti islamici. Il perché è insito proprio in questa sua meravigliosa ed emozionante opera.
“Quando l’ho letto – racconta la Sinigaglia – ho provato una gioia che rasentava l’esaltazione. Quel testo che scorreva agilmente sotto i miei occhi aveva tutte le caratteristiche che da sempre cerco spasmodicamente in un testo teatrale. Coralità. Una dimensione tragica, raccontata però con grande ironia e autoironia. Grandi temi d’attualità, toccati con la sapienza di chi li conosce bene, per averli vissuti sulla propria pelle, e con la leggerezza (di calviniana memoria) che, sola, restituisce forza e incisività alla scena. Una storia vera, semplice, diretta, piena di vita e contraddizioni, e per questo, forse, anche più pericolosa.
L’azione si svolge ad Algeri, ai giorni nostri. Siamo in un hammam, nel giorno riservato alle donne. Quel giorno, però, sarà diverso da tutti gli altri. Nove personaggi, nove donne algerine – interpretate da Anna Coppola, Matilde Facheris, Mariangela Granelli, Annagaia Marchioro, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Marcela Serli e Chiara Stoppa – si trovano, malgrado loro a barricarsi dentro l’hammam, per sfuggire all’ira di parenti e uomini barbuti che reclamano il diritto di punire una di loro, ritrovata incinta senza il consenso dei genitori. Tra i vapori e le acque delle vasche si crea un’intimità speciale tra queste donne, le quali, a turno, ci rivelano le loro storie, le loro speranze, i loro dolori, le loro rabbie.
E’ uno spazio protetto l’hammam, un luogo sospeso, lontano dai clamori e dai rumori della città, un posto caldo e accogliente, dove ci si può “spogliare” e confidare anche i segreti più delicati. Ogni personaggio ha il suo punto di vista, ogni personaggio è diverso dall’altro per età, condizione sociale, destino più o meno sfortunato, speranza, disillusione e convinzioni religiose. Una cosa, però, li accomuna tutti: il ruolo della donna all’interno di una società come quella islamica. Ci immergiamo, così, nel mondo delle donne islamiche, nella loro difficile convivenza con la cultura patriarcale, estremista, bigotta, violenta e repressiva dei propri uomini.