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Giornata Europea per la Riduzione dei rifiuti
Domenica 10 maggio, a Città della Pieve, complice la bella giornata, in molti, tra cui alunni delle scuole del territorio, si sono ritrovati, all’insegna di “Prenditi cura del tuo territorio e vivilo”, nei luoghi indicati dall’amministrazione comunale sia del capoluogo sia delle frazioni di Moiano e Po’ Bandino. Per l’organizzazione dell’evento l’amministrazione comunale si è avvalsa della collaborazione della TSA e del Gruppo Ecologista “Il Riccio”.
Una serie di cartelloni inneggianti il corretto smaltimento dei rifiuti e foto di luoghi contaminati dall’abbandono di ingombranti, anche piuttosto voluminosi e pericolosi, hanno tappezzato corso Vannucci e stazionato in Piazza Unità d’Italia, luogo di confluenza, per il capoluogo, delle squadre che hanno ripulito le zone circostanti il centro storico. È stato raccolto di tutto dalle cicche di sigaretta, alle bottiglie di plastica e di vetro, alle lattine, alle seggiole di ferro, persino una cinquecento segnalata nei pressi della Fonte Venella, ricoperta ormai da una fitta vegetazione. L’iniziativa, estremamente interessate ed importante, deve far riflettere e soprattutto modificare i nostri comportamenti spesso, a dir poco, irriverenti nei confronti del mondo e quindi di noi stessi. Per condividere alcune informazioni riportate dai cartelloni gli organizzatori dell’evento hanno ricordato che la strategia delle Tre R – Riduci, Riusa, Ricicla – è sicuramente vincente, e quindi abituiamoci a usare, quanto più possibile, prodotti sfusi o con vuoto a rendere; ad incentivare il mercatino dell’usato e quindi dopo l’uso, il riuso; a realizzare compost da utilizzare per il proprio orto o giardino. Nel Mediterraneo il 7,6% dei rifiuti è rappresentato da lattine di alluminio, l’8,5% da sacchetti di plastica, il 9,5% da bottiglie di plastica, il 40% da mozziconi di sigaretta. Riguardo alle sigarette si sa che il carico di inquinanti immesso in ambiente con mozziconi di sigaretta, in un anno, a fronte di tredici milioni di fumatori e quindi di 72 miliardi di cicche, è elevatissimo: tonnellate di nicotina, catrame, composti organici volatili, gas tossici quali ammoniaca e acido cianidrico, composti radioattivi come polonio 210 e acetato di cellulosa – la materia plastica di cui è costituito il filtro, tanto per citarne alcuni. Sebbene il carico nocivo di ogni cicca sia basso – dell’ordine di milligrammi – il fattore che amplifica il problema è l’elevato numero di cicche prodotte. Accendere una sigaretta significa quindi immettere in ambiente più di 4000 sostanze chimiche, una parte di queste resta nel filtro. Tornando alla plastica sappiamo che nel mare tra Italia, Spagna e Francia c’è una concentrazione di plastica che supera quella della cosiddetta “grande chiazza di spazzatura” presente nell’Oceano Atlantico. La plastica rappresenta il principale rifiuto rinvenuto nei mari poiché costituisce dal 60% all’80% del totale dell’immondizia trovata nelle acque. Un dato che, in alcune aree, raggiunge persino il 90-95% del totale. Negli oceani la situazione è altrettanto grave. È ormai noto il Pacific Plastic Vortex, il grande vortice dell’oceano Pacifico, un’isola di spazzatura, un gigantesco accumulo di plastica e detriti vari vaga, approssimativamente tra il 135° e 155° meridiano Ovest e tra il 35° e il 42° parallelo Nord. Difficile calcolare l’estensione, si stima che questa mastodontica macchia vada da 700.000 a più di 10 milioni di Km quadrati, ovvero tra il 0,4% e il 5,6% dell’Oceano Pacifico. Praticamente una discarica galleggiante come la Spagna, per restare alle stime più prudenti. Un’altra questione sempre più emergente riguarda minuscoli frammenti di plastica creati da “micro perle” che sono sempre più utilizzati in dentifrici, gel e detergenti per il viso che vanno a finire direttamente in fiumi, laghi e oceani. La loro ingestione è stata riscontrata negli organismi marini, tra cui uccelli marini, pesci, cozze, vermi e zooplancton diventando alla fine una fonte di prodotti chimici nella nostra alimentazione. In alcuni oceani la concentrazione di residui di plastica è fino a sette volte superiore a quella del plancton. Gli effetti sono devastanti per la fauna marina, che non riesce a distinguere tra particelle organiche e micro inquinanti. Attraverso la catena alimentare le micro perle di plastica giungono fino all’uomo. Per non calcolare il numero di pesci, mammiferi e uccelli marini che muoiono per o soffocamento dopo aver ingerito rifiuti di plastica. Per ultimo un utile consiglio, per l’ambiente e per le “tasche”, ai coltivatori piccoli e grandi, sul riutilizzo di ramaglie, sterpaglie, frasche che solitamente vengono bruciate con il grosso inconveniente che gli inquinanti della combustione finiscono proprio nei nostri polmoni. L’utilizzo di un utilissimo strumento, la cippatrice, trasforma questi scarti ingombranti in risorsa preziosa, il cippato, utile se incorporato nel suolo per piante da frutto ed orti, in quanto ricrea l’attività biologica del suolo e contiene nutrienti per le piante. Per fare un esempio da una pianta di olivo si ottengono 15 Kg. di ramaglie, quindi da 300 piante all’incirca 4500 Kg. che producono 900 Kg. di humus, un risparmio assicurato visto che occorrerebbe, per un oliveto di tale consistenza, quintali di concime misto organici.